di Eugenio Baresi

Fra un paio di mesi ci sarà un referendum confermativo per stabilire il taglio dei parlamentari.

Altrettanto purtroppo la convinzione che è stata ormai assunta è che tale operazione sia utile al Paese.

Si è raccontato che si risparmierà e che verranno così eliminati molti che usufruiscono di privilegi.

Non c’è nulla di vero, ma il martellante racconto è impossibile a modificarsi.

Una quotidiana goccia riesce a scalfire il marmo più duro, immaginarsi cosa può rendere una assillante informazione in una unica direzione è l’evidenza di quello che accadrà.

Il nostro Paese è stato per anni l’esempio virtuoso della democrazia.

Un numero di votanti prossimo alla totalità degli elettori garantiva il vero principio di una democrazia rappresentativa: la partecipazione.

Il necessario consenso che i singoli eletti dovevano ottenere per essere appunto eletti garantiva l’altro fondamentale principio: la reciproca conoscenza elettore ed eletto.

Ormai chi si reca alle urne, quando va bene, è la metà degli elettori, e gli eletti non li scelgono gli elettori, ma li nominano i capi bastone, cioè i capi dei vari partiti o movimenti.

Insomma una democrazia apparente e prossima alla negazione stessa della sua esistenza.

L’importanza della reciproca conoscenza fra elettore ed eletto ha impedito per anni che il parlamento divenisse il luogo dei comodi elusivamente propri dei parlamentari.

Mai nessuno immaginava di cambiare schieramento, si era eletti per uno scopo e per quello scopo si agiva.

Oggi lo scopo è salvaguardare il più possibile la propria rendita di posizione… e la propria rendita del lauto stipendio.

Lauto stipendio che non è e non dovrebbe essere il problema, perché in ogni attività della vita l’importanza del ruolo e del lavoro determina il riconoscimento economico.

Il problema è che la qualità dei rappresentati eletti è talmente scaduta che è stato facile descrivere come necessario un loro taglio.

Sarebbe stato più utile che si discutesse del come modificare questa scadente rappresentanza.

La peculiarità del nostro Paese, nato e cresciuto sulle individualità comunali, giustifica una rappresentanza delle diverse e particolari esperienze territoriali.

Ci troveremo interi territori senza alcuna rappresentanza.

Non può valere l’obiezione che anche oggi tanto non si sa chi è l’eletto e quindi nulla cambierebbe.

Sarebbe stato più utile spiegare che necessitava concentrarsi sulla qualità di chi si andava ad eleggere e che quello era il motivo per il quale battersi.

Così un parlamento di modesti ha pensato più opportuno unicamente salvaguardare quello che era il suo quotidiano stipendio, l’unica cosa che non si è tagliata in Italia.

Tanto questi senza lavoro rimanendo lì per 5 anni si sono portati a casa quello che se non avessero avuto la fortuna di lì essere non avrebbero mai potuto portare a casa in una vita lavorativa… che non avevano e che nemmeno si sa se avrebbero avuta.

Questo è il vero dramma, ma ormai le convinzioni errate sono tanto profonde che potrà andare solo peggio.