di Eugenio Baresi

Oggi riportiamo cose dette nell’aula del Parlamento nel 1994.

Portano rammarico e tristezza.

Sembrano dette oggi, per problemi dell’oggi… per ingiustizie dell’oggi.

Come è possibile che nulla sia cambiato?

Ventisei anni trascorsi nella ripetizione di un dramma di giustizia oppressa e negata che ha sconvolto la libertà e l’espressione del voto popolare.

Considerazioni preoccupate, per nulla offensive, ma quasi un accorato appello affinché il primato della democrazia che si esprime nel confronto politico corretto fosse recuperato.

Ma sono trascorsi ventisei anni e siamo ancora allo stesso punto.

In troppi l’hanno negato perché la sua negazione ha consentito la loro preminenza.

Ma ha imbrogliato i cittadini, ha stravolto la verità dei fatti e ha frodato la libertà del confronto.

Ecco le cose dette nel dicembre 1994.

“Ti uccido perché vivi sull’altra sponda, se tu vivessi di qua dal fiume saresti un amico. Di là dal fiume sei un nemico e ti uccido”.

Sono parole di Pascal che sembra sintetizzino efficacemente l’immagine che certa giustizia dà di sé nel nostro Paese.

Assistiamo ad una violenza che criminalizza le appartenenze, le esperienze e le personali storie, in nome di un principio della diversità che tanti danni ha già portato nelle vicende dell’umanità.

È questa la nostra preoccupazione!

Assistiamo ad un rifiuto di una complementarietà dei poteri che la nostra Costituzione ha definito, una complementarietà che quotidianamente vediamo stracciata dall’arroganza di chi immagina per sé ogni merito ed ogni positivo valore.

Bisogna tornare ad una saggia moderazione: saggezza che deve essere propria di una funzione tanto delicata ed esorbitante le fallaci capacità umane quale è il giudizio.

Con quale animo può sentirsi giudicato oggi un cittadino?

Ed allora il terrore di vivere inconsapevolmente “sull’altra sponda del fiume” è di ognuno!

Ed allora anche qui è facile immaginare che vi sia, come abbiamo constatato nella storia della vita, chi pensi opportuno non poter essere da una parte per garantirsi ed essere garantito!

In tutto ciò i cittadini che non hanno sponde, ma si trovano in mezzo al fiume, corrono seri rischi di essere sommersi inconsapevolmente dalla corrente”.